La Quarantia, creata dal Maggior Consiglio pare già alla fine del XII secolo, era il massimo organo di appello dello Stato veneziano. Originariamente era un unico organismo formato da quaranta membri dotati di ampi poteri, politici e legislativi. Nel corso del XV secolo le quarantie divennero tre: Quarantia Criminal (per le sentenze nell’ambito che oggi chiameremmo penale), Quarantia Civil Vecchia (per le cause civili in territorio veneziano), Quarantia Civil Nuova (per cause civili in terraferma). La sala venne restaurata nel XVII secolo, ma reca ancora, dell’antica decorazione, un frammento di affresco visibile vicino all’entrata a destra. Le tele che vi sono collocate attualmente risalgono al Seicento.
Liago’
Nel dialetto veneziano “liagò” significa veranda o terrazzo chiuso da vetrate. Questo ambiente serviva da passeggio e ritrovo per i patrizi negli intervalli delle frequenti sedute del Maggior Consiglio. Il soffitto di travi dipinte e dorate risale alla metà del Cinquecento mentre
le tele alle pareti, sono del Sei-Settecento. Sono esposte qui tre importanti sculture: Adamo, Eva e il Portascudo. Sono gli originali delle opere concepite per decorare le facciate dell’Arco Foscari nel cortile del Palazzo sono capolavoro di Antonio Rizzo, realizzate tra il 1462 ed il 1471.
Sala del Maggior Consiglio
È la sala più grande e maestosa di Palazzo Ducale e, con i suoi 53 metri di lunghezza e 25 di larghezza , è una delle più vaste d’Europa.
Qui si tenevano le assemblee della più importante magistratura dello stato veneziano: il Maggior Consiglio un organismo molto antico che era formato da tutti i patrizi veneziani, a prescindere dal prestigio, dai meriti o dalle ricchezze. Il Maggior Consiglio aveva diritto di controllo su tutte le altre magistrature e cariche dello Stato che, quando esorbitavano troppo dai loro poteri, venivano prontamente ridimensionate. In questa sala si effettuavano anche le prime fasi dell’elezione del doge che proseguivano in quella dello Scrutinio. Le procedure erano estremamente lunghe e complesse per evitare possibili brogli elettorali.
Ogni domenica, al suono della campana di San Marco, i membri si riunivano sotto la presidenza del Doge che sedeva al centro della pedana, mentre i consiglieri occupavano seggi disposti secondo la lunghezza della sala in file doppie, dandosi la schiena.Ristrutturata nel corso del XIV secolo, era decorata dall’affresco del Guariento di cui abbiamo visto i resti e da opere dei più famosi artisti dell’epoca. Nel dicembre del 1577, un incendio divampato nella vicina sala dello Scrutinio le distrusse, danneggiando gravemente anche la struttura della sala. Venne quindi avviata una decorazione che vide impegnati artisti come Veronese, Palma il Giovane, secondo un programma che prevedeva alle pareti episodi della storia veneziana con particolare riferimento ai rapporti col papato e l’impero, sul soffitto le gesta di cittadini valorosi e le Virtù, mentre lo spazio centrale era riservato alla glorificazione della Repubblica.
I dodici dipinti laterali, sei per lato, ricordano particolari atti di valore o episodi bellici accaduti lungo l’arco della storia della Città.
Immediatamente sotto il soffitto corre un fregio con ritratti dei primi settantasei dogi della storia veneziana. Si tratta di effigi immaginarie, visto che quelle precedenti il 1577 furono distrutte nell’incendio, commissionate a Jacopo Tintoretto ma eseguite in gran parte dal figlio Domenico. Sul cartiglio che ogni doge tiene in mano sono riportate le opere più importanti del suo dogado. Il doge Marin Faliero, che tentò un colpo di stato nel 1355, è rappresentato da un drappo nero: condannato in vita alla decapitazione e alla damnatio memoriae, ossia alla cancellazione totale del suo nome e della sua immagine, come traditore dell’istituzione repubblicana.
Lungo un’intera parete, dietro al trono, si staglia la più grande tela del mondo, il Paradiso, realizzata da Jacopo Tintoretto e dalla sua bottega tra il 1588 ed il 1592 al posto dell’affresco del Guariento .